Calliah, Scheda del Personaggio

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Posted on 10/2/2011, 18:36     +2   +1   -1
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Justice will prevail~

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Da uno stagno

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Scheda in restauro. Le opere d'arte (eheh) vanno controllate e migliorate spesso.



Nick: Liquirizia^^

Nome: Calliah.
Aveva anche un cognome, ma con il passare del tempo l'ha dimenticato, non avendolo mai usato (o rivelato a qualcuno).

Età: Dovrebbe avere circa 20 anni (l'età in cui le è stato fatto il primo esperimento), ma ne dimostra di meno e in più (come se non bastasse!) ha perso il conto della sua vera età. Come dire: non le interessa, non lo ricorda. Può permetterselo.

Soprannome: Non ne ha uno fisso. La insultano e la maledicono con tanta di quella fantasia e frequenza che Calliah stessa ha bisogno di qualcuno che le ricordi l'appellativo della giornata.
Per il momento, quello corrente è Viverra.

Fazione: E' una Dux. Inizialmente, era solo una Superne.

Livello: Essendo una Dux, nella gerarchia occupa il posto più alto.

Carattere di dovere: A Calliah compare, come se fosse un tatuaggio, un furetto con le zanne spalancate: la testa del furetto e le zampe anteriori sono sulla guancia destra, il corpo si dilunga sul setto nasale fino alla guancia sinistra dove, verso il mento, ci sono le gambe posteriori. La coda continua fino al collo, dove termina con una lieve spirale. La figura è solamente bordata di viola, fatta eccezione per gli occhi.

Descrizione fisica: Ha un visino davvero adorabile, dall'espressione (solo quando è neutrale!) dolce e indifesa. Ci mette poco a storpiarla, e di solito è una delle sue pratiche preferite: gli occhi, due grandi pozze color nocciola, dall’iride estesa come quelle di un animale, si assottigliano al momento più adatto, affilando lo sguardo; la bocca carnosa e rosea può sembrare sexy quanto vi pare, o anche no, tanto quando la Dux usufruisce dei suoi poteri da Superne per trasformare i denti, regolari come quelli di qualunque altro umano, in due arcate affilate come rasoi, sono questi che rubano la scena, e tanti saluti alle labbra. I lineamenti del volto, naso compreso, sono paradossalmente delicati, e Calliah sarebbe anche molto fotogenica se solo le macchine fotografiche fossero ancora in uso. I capelli, di un castano vivace, arrivano più o meno alla metà del collo lungo. Ha un taglio di capelli definito e regolare, cosa che non si può dire della frangetta, ma già è tanto che abbia deciso di non portarli a spazzola, quindi ci si accontenta. Inizialmente li aveva così corti che… anzi, no, non sarebbe stato possibile scambiarla per un maschio comunque. Il corpo è tutt’altro che “poco femminile” e ha la melanina facile.
Per il resto si aggira attorno al metro e 70 e non pesa più di 55 chili. Al momento di affrontare il trapianto, infatti, era stata frettolosamente messa in forze e da allora le sue misure non sono variate, a prescindere da quanto Calliah mangi. Già che siamo in argomento: da grande carnivora quale è, predilige la carne. Carne al sangue.

Descrizione psicologica: Calliah è disordinata, esuberante, orgogliosa, ride spesso e ad alta voce. I modi sono rapidi e rudi; il linguaggio diretto, informale e, spesso, anche "poco educato". Quando vuole con il suo sguardo tagliente e affilato non ha paura di scrutare chi guarda fino in fondo all'anima e, chiaramente, non è certo tipa da distogliere lo sguardo per prima. Però Calliah non è una vandala né una sanguinaria: dentro di lei esplodono i più vividi e sinceri sentimenti a cui nessuno, lei per prima, riesce a dare un freno. E' una ragazza... viva, è il migliore ed unico modo per descriverla: è irrefrenabile, allegra, esplosiva e impulsiva... il tutto perché ama, profondamente, vivere, e sentirsi viva. E' per questo che non riesce a stare ferma, freme di curiosità, di voglia di muoversi, e di provare appieno ogni sorta di emozione.
Allo stesso modo si lascia trasportare dalla rabbia troppo facilmente, ma è altrettanto facile farle riprendere il controllo. E’ impaziente, lunatica, spietata e sadica. Cerca emozioni estreme, o tutto ciò da cui può ricavare felicità, appagamento e soddisfazione. Ama sentirsi forte, sentire la potenza in ogni fibra del suo corpo. E’ emotiva: piange subito per qualcosa di commovente; è leale e fedele: non tradirebbe mai un amico o un compagno, e anche se è un tipetto avventato e impulsivo non farebbe mai qualcosa che possa compromettere i suoi compagni; è una vera leader: mantiene una maschera di carisma, ma sceglie sempre per il bene del gruppo, e non per interesse singolo; è poetica e sensibile: non è impressionabile, ma non sa non sciogliersi davanti a ciò che la colpisce nell'animo.
Giudica subito le persone, istintivamente: le serve per farsi un’idea di chi ha davanti. E’ pronta a cambiare idea, e per lo stesso motivo è facile che rimanga ferita, anche se non intende darlo a vedere.

Può sembrare una sempliciotta, la tipica eroina svasata ed energica. In verità non è così. Una Dux di certo non può aver avuto una vita facile, non può essersela cavata sempre "per fortuna". La schiettezza di Calliah dei confronti del resto del mondo è la medesima che ha per sé stessa; la sua leggerezza non è superficialità, è data dal fatto che non tiene conti aperti nella sua vita.

Vestiario: Se fosse per lei continuerebbe a vestirsi con gli spartani indumenti assegnatele appena diventata Hunter. Non presta attenzione a ciò che indossa, predilige indumenti comodi e che non le siano d'intralcio quando combatte. Al limite, strappa tutto. E' un vizio che le ha letteralmente dimezzato il guardaroba. L'unico suo pregio in questo campo è che almeno non abbina righe e pallini.
Per quanto riguarda il vestiario da combattimento sceglie abitualmente capi superiori senza maniche e pantaloni elastici, ovvero: "indumenti che possono maggiormente resistere all'aumento di misure" quando si trasforma, dato che combattendo sia come Superne che come Infern il problema dei vestiti resta comunque. C'è di positivo che non ha bisogno di protezioni varie o di armi aggiuntive: la pelle dura dovuta alla trasformazione è resistente come una corazza (e anche più utile dato che non le limita i movimenti), cambia aspetto quando le pare e le unghie e i denti sono più affilati di qualsiasi coltello.
In missione porta il simbolo delle Dux grande e visibile sul petto, all'altezza del cuore.

Storia:

In prima persona

Era pressante, questo si.
Non sentivo il freddo, non vedevo la luce, ho la vivida immagine delle ferite che avevo sul corpo ma non ricordo il dolore.
Sentivo solo la spossatezza delle ossa, quella fatica pungente che comportava respirare, le ossa del collo che non riuscivano più a sopportare il peso della testa.
Le gambe avevano rinunciato a sostenersi già da un po’.
Ricordo anche che avevo i vestiti strappati, corti… ma non provavo pudore, vergogna, non mi ricordo nemmeno come sia finita in quelle condizioni.
Sentivo gli occhi bruciare. Sentivo l’eco insopportabile del respiro fattosi sempre più fievole. Il pulsare del cuore nei timpani.
E quella fatica, quella estenuante fatica di stare accovacciata su me stessa.
Mi chiedevo, con sempre più insistenza, quanto diavolo ancora avrei dovuto aspettare prima di morire.
Quanto ci voleva perché smettessi di vivere? Quanto tempo sarebbe dovuto passare?
Non ne potevo più.
Ciò che cercavo non era la morte. Era la fine del dolore. Presto. Subito.
L’attesa era insopportabile. Il non sapere, il non avere nemmeno le forze per decidere da me cosa fare della mia misera vita non faceva altro che amplificare la fatica di restare in quel dubbio tormentato.
Morire.
Ora.

E invece no.

Sentivo la pressione sui polsi, sugli avambracci, gente che mi strattonava, portandomi chissà dove e, oh, tanti, sfocati camici bianchi.

Non mi sono opposta, non ho neanche formulato il pensiero. Credo a quel punto ogni mia capacità cerebrale fosse già in avaria, non avendo nulla con cui nutrirla. Non ho pensato che avrebbero potuto uccidermi, non ho pensato che avrebbero potuto rimettermi in sesto… e non ho pensato in che modo avrebbero deciso di usarmi.
Diventai una cavia. Ma questo lo capii solo dopo.

Erano tempi tremendi, quelli in cui sono nata, e quasi morta. Non ho ricordi precisi di prima di quel giorno, ma anche quando, in seguito, presi coscienza di me stessa, mi resi conto che la situazione generale era uno scatafascio a lunga durata.
Gli scienziati lavoravano di nascosto, protetti e difesi alla meglio da soldati in armi. Piuttosto inutili contro il pericolo che dovevano affrontare, comunque.
Si stava cercando un modo per ribaltare la posizione dell’umanità, dopo che quella strana epidemia (che aveva molto di creato in laboratorio) aveva disseminato Demoni insaziabili e ingestibili nei buchi più impensati: scienziati, luminari, medici e quant’altro stavano cercando un rimedio. E ben presto abbandonarono l’idea di una cura dal “demonismo”, chiamato in seguito semplicemente Morbo e incentrarono il loro genio, le loro abilità, le loro conoscenze, la loro disperazione e la loro spietatezza nella creazione di un virus che potesse rendere umani… “super-umani”, in modo da contrastare i Demoni.
Ma gli esperimenti portano via tempo, denaro, e vittime. E tutti si erano resi conto di essere già troppo torbidi per continuare a fare i santarellini in un momento così delicato, e per questo, indiscriminatamente, raccattavano chiunque, a loro discrezione, non avesse più nulla da perdere… o anche no.
Essere scelti non era difficile: l’unico requisito richiesto era quello di essere ancora in vita.

E poiché nemmeno avevano più qualche fede a cui essere vincolati, diedero il via all’olocausto.

La mia fortuna, realizzai solo dopo, fu di essere stata presa quando già gli scienziati avevano cambiato rotta per gli esperimenti: iniettare sangue di Demone in un corpo umano, e stimolare una fusione tra i due.
Inutile dire che non ho memoria di questo. Furono cose che mi vennero spiegate, o che appresi, dopo.
Credo di avere dimenticato me stessa per un lungo tempo. Piano piano ogni mia funzione si era lentamente atrofizzata fino a rendermi un vegetale con neanche più la forza di alzare una mano per difendersi dalle percosse. Senza la volontà di cercare di nutrirmi, di muovermi, di continuare a vivere.
C’era solo fatica. La fatica di avere un corpo e più nessuna sinapsi attiva.

Ora, so che prima del trapianto ero stata nutrita, attaccata ad una flebo, velocemente e maldestramente rimessa in forze, ma la mia volontà, naturalmente, non era stata ripristinata.
Accadde tutto in un attimo, e fu inatteso.
I miei ricordi partono da lì.

Tutto, ovviamente, comincia dal buio dell’incoscienza indotta dall’anestesia. Mi avevano addormentato ma, quando mi svegliai, mi sembrava di aver dormito per tutti i primi vent’anni della mia vita.
Forse, in un certo senso, morii. Ma non fisicamente. So solo che quando riaprii gli occhi, ero rinata.

Dolore lancinante. Sofferenza atroce.
Queste furono le prime vampate di vita che mi attraversarono il corpo, come se il sangue all’improvviso avesse incominciato a bruciare, al pari del fuoco, o come se si fosse tramutato in acido.
Ricordo che, nel buio, cercavo di fare qualcosa, ma sentivo pressioni là dove avevo dato per scontato di avere degli arti. Come immobilizzata.
Non durò molto, ma non ricordo di esser mai arrivata a dover sostenere soglie di dolore così alte.
Sembrava filo spinato, si, filo spinato che mi pulsava nelle vene, attanagliava lo stomaco e i reni, si attorcigliava lungo la gola, facendo saltare i circuiti del cervello e spaccando le cellule dei muscoli.
Dopo la confusione, la paura e lo stesso male inaspettato e improvviso desiderai… che smettesse, riuscii a desiderarlo. E così fu. Si acquietò. Ma quei minuti che seguirono furono di un’oscurità totalmente diversa.
Era come se quel dolore infernale mi avesse fatto riprendere coscienza di avere un corpo, di avere un cervello funzionante, di essere una persona… mi avesse riattivato nel modo drastico che serviva.
Quindi, stranamente, appena si assopì, ricominciai a pensare.

Così capii che quello non era il buio di chi riposa, ma il buio dell’oblio.

E, come se nel mio corpo non fossi stata da sola, ebbi, allo scadere del tempo, il lampo potente e istintivo di imporre la mia volontà.
Che era un “No” irremovibile.

E sulla formulazione potente di quella mia negazione alla morte sentii un fulmine di energia cancellare in una frazione di secondo la stanchezza, la fame, il dolore, diffondendosi in ognuna delle mie fibre che voleva ancora vivere.
Ora so che in quel modo sottomisi il Demone e la sua forza per rinascere a vita nuova.
Mostruosa, si, ma in quel momento nemmeno me ne resi conto.
Il mio corpo… la forma… nulla… nulla era più importante…
Non importava cosa fossi, cosa mi avevano fatto diventare: ero…
Fortissima.
Piena di energia.

Ancora in fase di battitura!



Caratteristiche da Superne: E' come se Calliah richiudesse in sè un vero e proprio mostro: per dirla breve, assomiglia ad un mostruoso, terrificante furetto, esattamente come il suo Carattere di Dovere.
Non suona molto minaccioso... almeno finché non ce lo si ritrova davanti.
Calliah, dopo anni di prove, riesce a mutare il suo corpo anche solamente a pezzi, a seconda delle necessità, come ad esempio: le orecchie, per sentire meglio; le fauci, gli occhi, il naso per lo stesso motivo; gli arti, per correre più veloce (o anche solo per assestare un pugno più potente), o anche per le unghie; può, infine, farsi crescere la pelliccia (per proteggersi dal freddo, ad esempio) o addirittura la coda (da usare come arto supplementare).
Le dimensioni di questo "furetto" sono maggiorate, anche rispetto ad un essere umano: per questo può contare su una forza dirompente, che a prima vista non ci si aspetterebbe.
Se Calliah si trasformasse per intero non riuscirebbe più a tornare alla forma umana: assumerebbe le sembianze di un enorme furetto, la sua mente rimarrebbe intrappolata nel corpo trasformato a vita, destinata ad artrofizzarsi ogni giorno di più fino a diventare un animale in tutto e per tutto. A Calliah non piace pensare a queste cose deprimenti, che le propongono solo un futuro di ostentata prudenza, dettata puramente dalla paura.


Tecniche d combattimento: (Da leggere prima la descrizione della spada)
Nel caso avesse un oggetto o un'arma, anche se non è ilsuo stile, non avrebbe preferenze sulla mano destra o sinistra, predilige attacchi di sorpresa come se fosse una vera cacciatrice, mail suo stile non è assolutamente pulito o discreto: per farlo deve impegnarsi. Si trasforma speessissimo. Alla fine dei conti, infatti, si trova meglio in scontri corpo a corpo, dove deve destreggiare al meglio velocità, abilità, potenza e coordinazione; dopo gli anni di allenamento riesce ad usare al meglio il suo corpo deformato, mantenendo il controllo sotto gli inebrianti flussi di una potenza estremamente dirompente.
Lo sprigionamento della spada si fonda su principi differenti, ma la tecnica rimane la stessa: l'arto diventa enorme, ma dato che Calliah è abituata a combattere con l'intero corpo deformato governare un braccio solo per lei è uno scherzo; mantenere la forma, però, è più difficile: questa volta da mantenere non è il controllo, ma bensì un legame tra la mente di Calliah e quella dello spirito della sua spada, che se interrotto anche un solo momento ha dolorose ripercussioni sulla Dux.

Caratteristiche da Infern: Lo si deduce dalla descrizione della spada.

Descrizione della spada: Calliah detesta utilizzare oggetti esterni, come pugnali, spade, balestre, pistole, qualsiasi altra cosa: preferisce avere un contatto diretto con l'ingiuriato.
Ad ogni modo sperimenta spesso altre tecniche di combattimento, ma finisce sempre per reinventarle o adeguarle al suo stile. A questo proposito, la sua "arma", quella che è costretta ad avere in quanto Infern, ha tutto, tranne che una vera e propria forma di "spada". Per dirla con termini terra-terra, è come se la sua spada partisse da "dentro": dalla spalla, ma così tutto vale per tutto il braccio (rigorosamente destro, questa volta), scaturiscono tentacoli neri, simili a solide lamiere affilate, che possono anche ritirarsi o estendersi all'improvviso come degli aculei, addirittura si fondono con l'arto stesso, irrobustendolo, proteggendolo, rafforzandolo e dandogli un aspetto tremendo.
La pecca di quest' "arma" è che naturalmente Calliah non ne è immune e mantenere la concentrazione anche nel mezzo di uno scontro è tremendamente difficile. Senza contare che, oltre a tagli, marginali o meno, se si distraesse del tutto le spirali si ritirerebbero nel suo corpo come un paguro, in maiera brusca e incontrollabile, creandole danni indicibili al corpo.

Calliah apostrofa la prima volta che accadde semplicemente come l'incidente.

Un controllo maggiore può essere dato solo dal livello di affiatamento tra la Dux e il suo spirito.

Nome dello spirito: Omega
Tecnicamente i mutaforma non hanno nome, questo gliel'ha dato Calliah. "Omega", come l'ultima lettera dell'alfabeto, che sta simbolicamente a rappresentare la "fine": lui uccide ma non fa nascere, distrugge ma non sa creare.

Descrizione fisica dello spirito: E' un grosso, deformato, malleabile, pericolosissimo mutaforma. Al posto del volto ha una maschera bianca che modifica con segni neri a seconda del suo stato d'animo, perché non sa parlare. Può modificare anche il corpo gelatinoso, che all'occorrenza solidifica. E' di un grigio sporco, che a mano a mano che elimina qualcuno si scurisce: in origine era bianco. Non ha bisogno né di mangiare, né di dormire, né di respirare: per questo non ha arti, occhi, un'apparato respiratorio o un apparato digerente. Anzi, per dirla tutta, il suo corpo è vuoto: non ha bisogno di nulla, tranne che del legame con Calliah.

Descrizione psicologica dello spirito: Omega è un muto e solitario mutaforma, la cui unica passione sono i rompicapi; ha una dote innata: ogni cosa lo stupisce, anche le cose più piccole riescono a meravigliarlo di continuo, per questo riesce a trovare del buono in ogni cosa. Sfortunatamente anche la morte lo incuriosisce. Sarebbe capace di uccidere solo per vedere animali o persone morire, per vedere cose e piante distrutte, e non certo per il gusto del macabro. "Buono" e "cattivo" sono concetti che sfuggono alla sua che è una mente puramente matematica. Non ha praticamente interesse per il combattimento, ma corre in aiuto di Calliah ogni volta che lo chiama, e, per quanto non abbia una propria autonomia, cerca sempre di aiutare la sua padrona e di eviatre che si cacci nei guai. E' un organismo semplice, dovrebbe vivere secondo la sua mente (impalpabile, ma esistente), ma da quando ha stabilito il legame con Calliah ha imparato a fidarsi anche dei suoi sentimenti. Quando non è in forma corporea si trova all'interno della Dux, in simbiosi con lei, come se la ragazza fosse il fodero della spada, che è lui. Ecco, in quei casi la fusione con una mente e un cuore umani sembrano conferire la stessa umanità anche a lui, e può risultare estremamente umile, moralista, accondiscendente, in grado di ragionare anche fuori dalla sfera logica.

Risponde al nome di "Omega" solamente se è Calliah a chiamarlo così. Per gli altri, è solamente "gelatina", "senzavolto" o "mutaforma".


Tecniche di combatimento dello spirito: Come già detto sopra, Omega non ha interesse alcuno per i combattimenti, per questo non esprime mai il suo vero potenziale, la sua abilità in forma corporea e separata da Calliah consiste nell'inglobare la gente. Letteralmente. Come se fosse una pianta carnivora. Solo che lo fa molto velocemente. Chiaramente riesce a "smaltire" solo persone, Demoni o mezzi Demoni che non superano un certo livello di forza. In aggiunta, dato che al momento giusto può anche solidificare il suo corpo mellifluo, può sbarrare la strada, schiacciare... tutto questo per dire che non ha un'arma da usare, in affinità con la sua padrona la sua arma è se stesso: per lui non è un problema, dato che non sente il dolore fisico. E' impossibile tentare di distruggerlo dall'interno, come dall'esterno: non può essere ferito, se disintegrato si ricompone. L'unico modo per toglierlo di mezzo è, a causa del legame spirito-Infern, uccidere Calliah.

Edited by Liquirizia^^ - 22/8/2013, 12:54
 
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